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BIANCOSPINO

dal libro 'La medicina dei Semplici'

epoca di raccolta: aprile

Crataegus oxyacantha L. e Crataegus monogyna Jacq.
Rosacee

Crataegus oxyacantha e Crataegus monogyna classificano scientificamente il biancospino. Di origine europea, questo arbusto dai rami spinosi e dalle foglie lobate è assai diffuso nelle siepi campestri di tutta Italia, dal mare alla zona montana. Presenta, verso aprile, dei piccoli e graziosi fiorellini bianchi profumati, e in autunno delle invitanti bacche rosse di cui sono ghiotti gli uccelli.

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Le sue proprietà terapeutiche in campo cardiocircolatorio erano pressochè sconosciute fino alla fine del secolo XVII, quando un anonimo scisse che <per temperare la pressione del sangue all'interno dei vasi erano utili il biancospino, la pervinca e l'alchemilla>. Quel signore doveva avere le idee chiare in fatto di dinamica cardio-circolatoria!

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Solo verso la fine del secolo scorso il biancospino fu però seriamente sperimentato come sedativo cardiaco e antipertensivo. Lavori clinici  di origine statunitense e poi francese dimostrarono l'efficacia di questa rosacea come calmante del cuore e dilatatore dei vasi sanguigni.

Image by Timo C. Dinger

Fioritura di biancospino. 

Sotto i suoi frutti.

biancospino_frutti_edited.jpg

INDICAZIONI

Sono molti i principi attivi (crategina, derivati flavonici, sapogenine ecc.)  presenti nella corteccia, nelle foglie, nei fiori e nelle bacche di questo comune alberello; tali sostanze agendo come fitocomplesso determinano l'effetto sedativo sul sistema nervoso e l'azione cardio e vaso-attiva (rallentamento del ritmo del cuore e dilatazione delle arteriole)*.  Quindi, anche se restano valide le proprietà di corteccia e foglie che si conoscevano anche prima del Settecento (febbrifughe, astringenti, antidiarroiche, antiemorragiche e diuretiche), ora il biancospino viene a ragione usato per curare il cuore, la pressione arteriosa e il sistema nervoso. La sua azione è energetica e al contempo delicata, e, soprattutto se miscelato ad altre piante, questo rimedio può essere assunto anche per anni senza effetti indesiderati.

Come ben sapete, i ritmi della vita moderna sovente impongono un'attività e una concentrazione che riusciamo a reggere fino a quando i delicati meccanismi di autoregolazione del nostro organismo non si "sfasano", determinando la comparsa di sintomi che se fossimo saggi dovremmo sempre prendere come segnali di pericolo.

Ecco quindi insorgere, nei soggetti predisposti, la temuta ipertensione (pressione arteriosa troppo alta), le palpitazioni cardiache, gli spasmi viscerali, l'ipereccitabilità del sistema nervoso, l'insonnia ecc. Ebbene, non c'è pianta più utile, innocua e direi "attuale" del biancospino nel venire incontro a questa patologia tanto diffusa quanto inquietante. Le parti della pianta più ricca dei suddetti benefici principi attivi sono il fiore e, in minor misura, la bacca.

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* Il biancospino è utile anche ai cardiopatici che fanno uso di farmaci digitalici  (a base di digitale), poichè ne potenzia l'azione permettendo di ridurne le dosi.

Infuso rilassante

Eccovi ora una buona ricetta di infuso composto da utilizzare in caso di insonnia, tachicardia (frequenza arteriosa cardiaca eccessiva), pressione alta di natura nervosa e anche disturbi della menopausa:

miscelate due parti di biancospino, con una parte di lavanda, una di fiori di arancio dolce, una di verbena odorosa, una di tiglio. Preparate un infuso con 2 cucchiai di miscela per tazza di acqua e bevetene tre tazze al giorno, preferibilmente a stomaco vuoto.

PREPARAZIONI E DOSI

Il mio consiglio (e non solo il mio) è di raccogliere i fiori in aprile (o nei mesi vicini, a seconda dell'altitudine e dell'esposizione della pianta prescelta) quando sono ancora in boccio e si presentano come dei corimbi (ombrelle a raggi un po' disuguali) bianchi. In questo momento, che è il tempo balsamico (periodo in cui è massimo il contenuto di principi attivi nella "droga"), gli arbusti di biancospino diventano delle "nuvole" di palline bianche. I fiori vanno essiccati rapidamente all'ombra, quindi conservati in scatole di latta e in luogo fresco.

Per l'infuso si mettono 3 grammi di fiori in 100 grammi di acqua bollente per venti-trenta minuti. Se ne assumono due-tra tazze al giorno.

Per la tintura madre si lasciano a macero 20 grammi di fiori freschi in 100 grammi di alcol o di grappa a 40 gradi per almeno quindici giorni. Dose media: un cucchiaino da caffè dopo i pasti principali, anche per lunghi periodi.

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